Oh tu, invisibile spirito del vino, se proprio non hai alcun nome con cui ti si possa chiamare, lascia pur che ti si chiami col nome del demonio!
Il vino fermenta. La stupidità mai.
Il vino è un composto di umore e luce.
William Shakespeare, uno dei più grandi drammaturghi della letteratura inglese, era un grande appassionato di vino, che spesso usava come metafora nei suoi scritti.
In molte delle sue opere teatrali, Shakespeare fa riferimento al vino come simbolo di piacere, di passione e di abbondanza. Nell’opera “Enrico IV”, ad esempio, il personaggio di Falstaff dice:
“Sebbene io sia vecchio, non mi dispiace il vino”,
sottolineando la sua passione per il vino e il piacere che gli procura.
Inoltre, Shakespeare usava spesso il vino come simbolo dell’amore e dell’intimità. In “Romeo e Giulietta”, ad esempio, Romeo descrive l’amore come “un vino che scorre tra due cuori uniti”. In “Otello”, invece, il personaggio di Iago afferma: “Beviamo del vino, l’ebbrezza ci unirà ancora di più”.
Shakespeare era anche un esperto di vini italiani e spagnoli, che erano molto popolari in Inghilterra durante il XVI secolo. Nelle sue opere, Shakespeare menziona spesso i vini italiani come il Chianti, il Montepulciano e il Marsala, dimostrando la sua conoscenza approfondita della cultura vinicola dell’epoca.
Inoltre, Shakespeare descriveva dettagliatamente i sapori e le caratteristiche dei vini, dimostrando la sua conoscenza approfondita della degustazione del vino. Nella sua opera “Enrico VI”, ad esempio, il personaggio di Warwick descrive il vino come “liscio come l’olio e fragrante come una rosa”.
In sintesi, William Shakespeare era un grande appassionato di vino e un esperto della cultura vinicola dell’epoca. Il vino ha svolto un ruolo importante nella sua opera letteraria, rappresentando un simbolo di piacere, di passione e di abbondanza, nonché un’esperienza di vita piena di gusto e di intimità.
