Cosa distinguono gli acronimi DOS, DOC e DOCG?

Le “denominazioni di origine” di alcuni vini pregiati prodotti e presenti in Italia, ed esportati nei paesi stranieri hanno la legislazione che, se sotto certi aspetti rivela carenze e lacune, in realtà esiste ed è più o meno rispettata.

Il 9 ottobre 1962 al Senato della Repubblica Italiana veniva discusso un progetto di legge, costituito di ben 42 articoli, presentato dal senatore Paolo Desana allo scopo di tutelare, secondo una severa regolamentazione, uno dei maggiori prodotti agricoli della nostra penisola: il vino. Approvato al Senato, il progetto fu trasferito il 3 febbraio 1963 alla Camera dei Deputati dove passò con larga maggioranza il 12 luglio dello stesso anno. Mancava soltanto un decreto presidenziale per rendere esecutiva quella regolamentazione che da tempo stava dando risultati insperati in Francia. E venne, finalmente, anche il decreto presidenziale. Così ebbe inizio il tormentoso lavoro che fino a questo momento ha disciplinato duecento e più vini secondo le seguenti denominazioni:

— DOS (denominazione di origine semplice)
— DOC (denominazione di origine controllata)
— DOCG (denominazione di origine controllata e garantita)

doc-docg

Se non sai né di cose enologiche né del dettato legislativo che le disciplina, è probabile che, leggendo queste tre sigle, tu cada letteralmente dalle nuvole. Perché tu possa gradatamente a conoscere il vino, non soltanto dal colore ma attraverso le disposizioni della legge in sua difesa e tutela, comincerò con lo spiegarti il significato delle sigle misteriose usando i termini esatti della legge Desana:

Gli acronimi DOS, DOC e DOCG si riferiscono ai sistemi di classificazione dei vini italiani in base alla loro origine, qualità e metodo di produzione.

  • DOS: sta per “Denominazione di Origine Semplificata” ed è una categoria di vini italiani introdotta nel 1992 per semplificare il sistema di classificazione. I vini con questa designazione devono essere prodotti in una determinata area geografica, con uve provenienti da quella zona e devono rispettare specifici requisiti di produzione.

  • DOC: sta per “Denominazione di Origine Controllata” ed è una categoria di vini che rispettano determinate regole di produzione e provengono da una specifica area geografica. Questi vini devono essere prodotti utilizzando uve di specifiche varietà e devono essere sottoposti a controlli qualitativi durante la produzione.

  • DOCG: sta per “Denominazione di Origine Controllata e Garantita” ed è la più alta categoria di vini italiani. Questi vini sono prodotti secondo rigorosi standard di qualità, con uve provenienti da una zona geografica limitata e devono rispettare precise regole di produzione. La denominazione DOCG garantisce l’autenticità del prodotto e ne assicura la qualità superiore.

Il disciplinare fissa:

a) la denominazione di origine del vino;

b) la delimitazione della zona di produzione delle uve;

c) le condizioni di produzione (caratteristiche naturali dell’ambiente, vitigni, pratiche di impianto e di coltivazione dei vigneti, produzione massima dell’uva per ettaro consentita);

d) la resa massima dell’uva in mosto o in vino;

e) le caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche del vino, la gradazione alcolica minima naturale.

Una vecchia ma ancora utilissima Malligand, usata per misurare la gradazione del vino.

La DOCG (denominazione di origine controllata e garantita) è rilasciata per i vini di particolare pregio e con la stessa procedura dell’origine controllata, cioè con il disciplinare di produzione. È più restrittiva della DOC poiché localizza ancora di più una produzione di qualità.

Questo, quanto previsto dalla legge. Non è detto, tuttavia, che soltanto i vini legittimati con queste tre sigle siano i migliori in assoluto; diciamo che questi duecento e più, per i loro certificati d’origine dovrebbero essere garantiti quanto a genuinità.

Esistono paesetti sperduti in certe zone d’Italia che producono vini eccellenti. Purtroppo destinati a notorietà locale soltanto perché nessuno si è mai occupato di avviare pratiche per il loro riconoscimento ufficiale. 

In sintesi, i tre acronimi indicano i diversi livelli di qualità e di controllo che caratterizzano i vini italiani, partendo dalla DOS, passando per la DOC e arrivando alla DOCG, la denominazione più prestigiosa e controllata.

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