Al ristorante può succedere di trovarsi in imbarazzo quando si ha tra le mani la carta dei vini.
Quale scegliere per accompagnare i piatti appena ordinati?
Scopri le regole di base per l’abbinamento cibo-vino nel nostro articolo: la scelta della bottiglia giusta non è mai facile, ma con qualche conoscenza di base si può cavarsela bene anche nelle situazioni più complicate.
Gli stessi dubbi possono presentarsi davanti alle centinaia di bottiglie allineate sugli scaffali del supermercato: quale portare a casa per la cena con gli amici in programma stasera? Sarà meglio un bianco o un rosso?
Un vino giovane o uno invecchiato? Nel dubbio si finisce magari per decidere per un rosé, scontentando tutti, vino compreso.
La scelta d’una buona bottiglia da accostare a uno o più piatti non è mai facile. Spesso finiscono
per trovarsi in difficoltà anche i buongustai più esperti. Conoscere le caratteristiche di centinaia e centinaia di vini, di prodotti alimentari e di ricette è pressoché impossibile. E poi c’è sempre la paura di sbagliare, di far brutta figura.
Per togliersi d’impaccio possono venir buone alcune conoscenze di base: un po’ di teoria non guasta mai.
Ci sono infatti alcune ‘regole generali’ che permettono di cavarsela comunque bene anche nelle situazioni
più complicate, lasciando di stucco i commensali. Di seguito esamineremo una per una queste ‘norme di comportamento’.
Occorre tuttavia sottolineare che nessuno, neppure il miglior sommelier, può dire di possedere la verità in questa materia. C’è sì una tecnica dell’ abbinamento cibo-vino, ma non si tratta di una scienza esatta, perché alla fine a contare è il gusto personale.
Non c’è abbinamento teorico, neanche quello che sembra perfetto sulla carta, che non debba passare alla prova della verità in tavola. Non è così raro trovarsi con la spiacevole sorpresa di constatare che quel vino e quel piatto potevano sì stare bene insieme in linea ipotetica, ma non nella pratica.
Magari perché quella tal bottiglia ha determinate caratteristiche di produzione o d’invecchiamento,
che la differenziano da altre della stessa tipologia. Oppure può essere che il cuoco abbia personalizzato la ricetta, aggiungendo o togliendo qualche ingrediente rispetto alla formula base. Consideratelo allora soprattutto un piacevole gioco: dell’abbinamento cibo-vino, delle tecniche di degustazione, dei criteri di accostamento si può parlare all’infinito, ma a valere è soprattutto il piacere personale.
Quando leggerete che quel tal piatto ‘vuole’ quel certo vino, o che quel prodotto ‘deve’ essere associato a una data bottiglia, non consideratele dunque prescrizioni assolute; bensì semplici consigli dovuti a consuetudini consolidate, tradizioni regionali, testimonianze di cuochi, vignaioli e buongustai.